Eppur ti tradirò...

Eppur ti tradirò. — Verrà ne l’ora
che di mistero avvolge e terra e mar,
un demone dal vasto occhio di fiamma
    la mia fronte a baciar.

Ed io, tutta vibrante e tutta bianca,
tremando scenderò da l’origlier;
e seguirò ne l’ombra il maestoso
    passo di quell’altier.

Egli susurrerà sul labbro mio
cose sublimi che l’ignoto sa. —
E dal mio petto e dal mio cor, dinanzi
    a l’atra immensità,

liberamente sgorgheranno i canti
di quel dèmone al soffio avvivator:
i canti che singhiozzan ne la morte,
    che ridon ne l’amor:

che sul tumulto dei dolori umani
parlano di speranza e di pietà,
schiudendo l’invocata e folgorante
    porta dell’al di là;

che san tutte le colpe e tutti i sogni,
che squarcian d’ogni frode il bieco vel:
che son fatti dei gorghi d’ogni abisso,
    degli astri d’ogni ciel!...

Oh, non esser geloso. — Oh, non strapparmi
a quell’ora d’ardente voluttà:
a quell’ora di gioia e di follia
    che solo il genio dà!...

Come prima, sommessa e innamorata
a le tue braccia mi vedrai tornar:
smorta nel velo dei capelli sciolti
    il tuo bacio implorar.

E la mia fronte candida, che solo
sfiorò de l’estro il labbro vincitor,
come timida fronte di bambina
    ti dormirà sul cor!...

Tratta dalla raccolta: 
Tempeste
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47