Gli ultimi saranno i primi
Egli lo disse. — Giù verso ponente
il magnifico ciel di Palestina
in sangue si tingea:
corruscava di faccia al sol morente
un ammasso di nubi — e la ruina
di turrite cittadi arse parea.
Nel solenne tramonto anche la veste
e il peplo candidissimo del Dio
parean di fiamme cinti:
sul deserto, sul mar, su le foreste,
sui pargoli curvati in atto pio,
sui ceppi e sulle lacrime dei vinti,
la Sua voce tuonò. (Silenzio intorno,
vasto silenzio) «Chi ne l’ombra visse
luce domani avrà:
schiuderà il cieco le pupille al giorno;
chi fu solo, chi pianse e maledisse
domani esulterà!...
Chi di freddo tremò né fu scaldato,
chi di fame languì né fu soccorso,
chi ebbe sete d’amor,
e d’amor si consunse e non fu amato,
chi, vergine di colpe, al crudo morso
giacque del disonor,
domani coglierà mirti e vïole
per le boscose vie piene d’incanti,
ove messe è il desir:
ebbro di libertade, ebbro di sole,
tra gli ulivi movendo a le raggianti
porte de l’avvenir!...
In alto, in alto i miseri, gli schiavi:
in alto, in alto gli umili, i reietti:
l’ora sacrata è là.
sorgi in nome di Dio, popol d’ignavi,
fa del nome di Dio scudo a’ tuoi petti,
vinci, perdona, e va!...» —
Questo Egli disse. — I popoli ed i cieli
e le immobili palme e i campi e l’onde
ascoltavan. — Le meste
donne ravvolte in fluttüanti veli
seguian con le pupille umide e fonde
il sogno d’un doman senza tempeste.
Sotto la terra, in grembo al mar sonante,
trasalivan dei secoli futuri
i germi, a quella voce.
Sciogliendo a l’aure il divo inno squillante
l’universo abbracciava Egli coi puri
sguardi.... — e, ne l’ombra, l’attendea la Croce.