Il giglio

Ancor vivente è il giglio ch’io fanciulla
portai, felice, in processione, un giorno
di sagra. Dritto e casto era, ne’ suoi
tre calici di limpido cristallo
sul gambo forte che alla man pesava.
Piccola mano e grandi occhi di bimba
stupefatta d’esistere; e dinanzi
ondeggiar di stendardi, e dietro i canti
delle povere donne in bruna schiera,
e ai lati della strada oro di messi.
Ancor vivente è il giglio che sì bianco
reggevo, specchio d’innocenza. Dove
si nasconde, lo so. Quando chiamarmi
vorrà il Signore, io che strappai le rose
di tante siepi, che mi punsi a tanti
pruni e raccolsi tante spighe ai campi,
offrirgli non potrò se non quel giglio.

Tratta dalla raccolta: 
Il dono
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7