Birichino di strada

Quando lo vedo per la via fangosa
passar sucido e bello,
colla giacchetta tutta in un brandello,
le scarpe rotte e l’aria capricciosa;

quando il vedo fra i carri o sul selciato
coi calzoncini a brani,
gettare i sassi nelle gambe ai cani,
già ladro, già corrotto e già sfrontato;

quando lo vedo ridere e saltare,
povero fior di spina,
e penso che sua madre è all’officina,
vuoto il tugurio e il padre al cellulare,

un’angoscia per lui dentro mi serra;
e dico: «Che farai,
tu che stracciato ed ignorante vai
senz’appoggio né guida sulla terra? ...

De la capanna garrulo usignuolo,
che sarai fra vent’anni?
Vile e perverso spacciator d’inganni,
operaio solerte, o borsaiuolo?

L’onesta blusa avrai del manovale,
o quella del forzato?
Ti rivedrò bracciante o condannato,
sul lavoro, in prigione, o all’ospedale?...»

 .... Ed ecco, vorrei scender nella via
e stringerlo sul core,
in un supremo abbraccio di dolore,
di pietà, di tristezza e d’agonia:

tutti i miei baci dargli in un istante
sulla bocca e sul petto,
e singhiozzargli con fraterno affetto
queste parole soffocate e sante:

«Anch’io vissi nel lutto e nelle pene.
anch’io son fior di spina;
e l’ebbi anch’io la madre all’officina,
e anch’io seppi il dolor.... ti voglio bene.»

Tratta dalla raccolta: 
Fatalità
Numero d'ordine: 
5